Per stress, si intende quella condizione umana, caratterizzata da malessere psicologico generale e disfunzioni fisici e sociali, dovuta alla percezione del soggetto di non sentirsi in grado di raggiungere dei risultati o delle aspettative che hanno gli altri nei suoi confronti.

È una sindrome generale di adattamento con l’ambiente, con cui il soggetto risponde a stimoli esterni nocivi (stressor) che turbano il suo equilibrio; non viene considerata una vera e propria malattia, ma una condizione che se protratta nel tempo può assumere però caratteristiche di patologia per gli scompensi psicofisici creati nel soggetto.

Cosa è lo stress lavoro correlato?

Definito dall’European Agency for Safety and Health at Work, lo stress lavoro-correlato è la condizione di squilibrio patita da un lavoratore a causa della sua percepita incapacità ad affrontare richieste in ambito lavorativo perché considerate al di sopra delle sue effettive capacità individuali.

Tale condizione può essere positiva a dosi minime, innescando nel soggetto reazioni efficaci agli stressor esterni ed una maggior efficienza lavorativa; tuttavia un’esposizione protratta nel tempo a questi stimoli stressogeni può provocare danni fisici e psicologici alla salute del lavoratore anche con gravi conseguenze.

Non tutte le manifestazioni di stress da parte del lavoratore possono rientrare nella definizione di stress lavoro correlato. I fattori che determinano e causano questo esito patologico devono essere propri del contesto e del contenuto del lavoro praticato.

A differenza del mobbing, anche se le conseguenze possono risultare molto simili, soprattutto a livello psicologico, nei casi di stress lavoro correlato manca la componente di intenzionalità nel danneggiare il lavoratore.

 

Fonti di stress lavoro correlato

Le fonti di stress sul lavoro sono tante e si suddividono in quelle inerenti il contesto lavorativo e quelle relativi al contenuto del lavoro.

L’ambiente (illuminazione, rumore, temperatura), gli strumenti e le attrezzature (scarsa manutenzione e affidabilità), una mansione ripetitiva o frammentata sono alcuni esempi di situazioni che rientrano nelle cause di stress da contenuto lavorativo.

Carichi e ritmi di lavoro inadeguati ed orari lavorativi imprevedibili o eccessivamente elevati, tempi insufficienti per rispettare le scadenze o variazioni della quantità di lavoro assegnata sono ulteriori fattori di stress inerenti il contenuto del lavoro.

Un ruolo ambiguo o non preciso all’interno dell’azienda, la mancanza di autonomia ed indipendenza, incertezza o contraddittorietà delle richiesta da parte dei superiori, pressioni del gruppo di lavoro, retrocessioni o sovrapromozioni nello sviluppo della carriera, problematica nei rapporti interpersonali sono invece alcuni esempi di fonti di stress sul contesto.

 

Il risarcimento danni da stress lavoro correlato

Rientrante nella categoria del danno non patrimoniale conseguente inadempimento contrattuale, il risarcimento del danno da stress lavoro correlato necessita la sussistenza di un concreto pregiudizio subito dal danneggiato e di un nesso di causalità che lo stesso ha l’onere di dimostrare, anche attraverso prove presuntive (Cassazione sentenza n.5590 del 2016).

Per ottenere e vedersi quindi riconosciuto un risarcimento, il lavoratore dovrà dimostrare:

  • una condotta scorretta del datore di lavoro;
  • un pregiudizio oggettivamente accertabile dal punto di vista medico e dimostrabile concretamente;
  • il nesso causale tra la condotta del datore ed il danno subito dal lavoratore.

Ricordiamo che la giurisprudenza considera condotta scorretta del datore di lavoro, non solo quando si rende protagonista di comportamenti lesivi nei confronti del lavoratore (Cass. Sentenza n.5491 del 2000) ma anche quando non ottempera all’obbligo di porre in essere tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità psicofisica del lavoratore, così come stabilito dall’art.2087 del Codice Civile.

I danni medicalmente accertabili conseguenti una situazione di stress, quindi risarcibili, possono essere a base organica come patologie cardiache (ad esempio l’infarto), malattie dell’apparato gastrointestinale, immunitario, ecc. o di origine neurologica e psichica come l’ansia e la depressione (sentenza n.121 del 2014 Tribunale di Aosta).

Per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale, come già detto, è necessaria una prova concreta, che dimostri con documenti, la presenza di vere e proprie lesioni alla salute psicofisica del lavoratore (Tar Roma, sentenza n.5696 del 2013), nonché la violazione da parte del datore di lavoro di diritti della persona tutelati dalle clausole contrattuali, dalle regole generali di correttezza e buona fede o dalla nostra Costituzione.

Nella sentenza n.13863 del 2014, ad esempio, la Cassazione aveva negato il risarcimento ad un bancario (che aveva subito un peggioramento di una patologia cardiaca a causa dello stress lavorativo dato da turni prolungati e dal luogo pericoloso perché soggetto a rapine) perché non aveva provato né una negligenza della banca nel predisporre le adeguate misure di sicurezza per evitare eventuali rapine, né i ritmi di lavoro insostenibili da lui lamentati.

Riguardo il caso di infarto da stress lavoro correlato, una sentenza della Cassazione del 1997, la n.8267, aveva riconosciuto ad un lavoratore il risarcimento del danno biologico patito a causa di un infarto conseguente lo stress a cui era sottoposto per l’elevato carico di lavoro e per l’insufficienza dell’organico aziendale.

L’adeguamento dell’organico in base alla mole di lavoro e la vigilanza sull’eccessiva durata dei turni di lavoro, anche se dipendente da una scelta del lavoratore, sono considerate delle violazioni, da parte del datore di lavoro, degli articoli 41 della Costituzione e 2087 del Codice civile.

La Cassazione, inoltre, nella sentenza n.1665 del 2015 ha riconosciuto il risarcimento del danno biologico al lavoratore per il mancato rispetto dei turni di riposo giornalieri e settimanali da parte del datore di lavoro.

consulenza gratuitaNOVITÀ!!! Hai subito un danno? Richiedi una consulenza gratuita

 

L’obbligo di valutazione dei rischi da stress lavoro-correlato

In base al decreto legislativo 81 del 2009 e successive modificazioni, vige per il datore di lavoro l’obbligo di valutare e gestire i rischi da stress lavoro correlato alla stessa maniera di tutti le altre tipologie di rischio.

Nel 2010 la Commissione per la sicurezza sul lavoro ha stabilito le indicazioni necessarie per effettuare la valutazione del rischio con l’utilizzo di metodologie specifiche.

Nel 2011 il Dipartimento di medicina ed igiene del lavoro ha predisposto uno strumento di valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato che permette alle aziende di usufruire di strumenti validati e risorse specifiche per ottemperare agli obblighi stabiliti dal d.lgs 81/2008.

La valutazione del rischio stress lavoro-correlato ha come obiettivo quello di individuare le eventuali criticità inerenti i fattori di contenuto del lavoro e contesto del lavoro al fine di implementare un’appropriata gestione del rischio che consenta il miglioramento delle condizioni dei lavoratori e della loro salute e sicurezza.

Hai subito un danno e ti serve assistenza?

Scopri la nostra
GARANZIA ZERO RISCHI