La gran parte degli incidenti che si verificano ad un incrocio è causato da un veicolo che non ha rispettato la precedenza.

Non fermarsi ad uno stop, attraversare col semaforo rosso, uscire da una strada secondaria senza prestare attenzione o inserirsi in una rotonda senza dare la precedenza ai veicoli che vi sono all’interno sono alcuni degli errori che si possono fare alla guida con un alto rischio di provocare pericolosi incidenti stradali.

Da un incidente cagionato da una mancata precedenza spesso derivano dei gravi danni ai veicoli e delle lesioni macropermanenti ai conducenti e ai passeggeri delle vetture.

Questo accade perché chi sa di avere la precedenza spesso affronta l’intersezione con eccessiva tranquillità, senza prestare troppo attenzione agli altri utenti della strada.

Ma come vedremo in questo articolo, avere il diritto di precedenza non significa poter impegnare un incrocio senza prestare l’attenzione e le cautele necessarie.

Chi lo fa può vedersi infatti attribuita una percentuale di colpa o l’intera responsabilità del sinistro stradale.

Chi impegna un incrocio deve farlo con massima prudenza anche se ha la precedenza

Ai sensi dell’articolo 145 del Codice della strada, il conducente di un veicolo ha l’obbligo di dare la precedenza agli altri veicoli negli incroci nei quali tale prescrizione sia fatta presente con apposita segnalazione.

In presenza di segnale di stop, il conducente è tenuto sempre e comunque a fermarsi in corrispondenza della linea di arresto prima di procedere con la circolazione nella intersezione, anche se non vi sono altri veicoli nelle vicinanze.

Quando ci si immette in una strada da luoghi non soggetti a pubblico passaggio (ad esempio da strade private) o da sentieri, mulattiere e piste ciclabili è obbligatorio dare la precedenza a chi sta già circolando sulla strada.

In assenza di segnaletica o di diversa segnalazione, quando due veicoli stanno per impegnare un incrocio si ha l’obbligo di dare la precedenza al mezzo che proviene da destra.

In tutti i casi, la norma del Codice della strada inizia specificando che, i conducenti che stanno per impegnare un incrocio, che abbiano o meno il diritto di precedenza, devono usare sempre la massima prudenza per evitare di causare incidenti.

Ricordiamo inoltre che, ai sensi dell’articolo 2054 del Codice civile, in caso di incidente tra veicoli, fino a prova contraria, ciascuno dei conducenti coinvolti si presume egualmente responsabile dei danni prodotti (il cosiddetto concorso di colpa).

La stessa norma specifica inoltre che, il conducente di un veicolo è obbligato a risarcire i danni causati a cose e persone in caso di incidente se non dimostra di aver fatto tutto il possibile per evitare lo scontro (scopri come evitare il concorso di colpa in un incidente stradale).

Per questo motivo, come vedremo nel capitolo successivo, non basta avere la precedenza per essere considerati esenti da colpe in caso di incidente stradale con un altro veicolo.

È infatti sempre necessario dimostrare di aver adottato tutte le cautele e le prudenze necessarie per evitare di arrecare danni e pericoli agli altri utenti della strada.

 

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Anche col diritto di precedenza si rischia una condanna per omicidio stradale

Come ribadito dalla Corte di Cassazione, nella sentenza n.33984 del 2021, il conducente di un veicolo, anche se ha la precedenza in un incrocio è comunque tenuto a moderare la velocità in misura tale da poter tempestivamente fermare il veicolo qualora un’altra macchina non rispetti la precedenza, oppure nel caso in cui un pedone attraversi la carreggiata in un punto non consentito (come ad esempio nel caso di pedone investito fuori dalle strisce pedonali).

La Suprema Corte ha specificato che non si deve abusare del diritto di precedenza, in quanto esso non consente al conducente che ne usufruisce di adottare una condotta di guida pericolosa per gli altri utenti della strada, anche se questi sono in colpa.

Nella sentenza in oggetto si decideva in merito ad un incidente stradale mortale nel quale un pedone, urtato dallo specchietto laterale di un veicolo, decedeva poco dopo a causa delle lesioni riportate.

La difesa dell’automobilista consisteva sul fatto che il semaforo verde gli consentiva la marcia nel tratto di strada in cui era avvenuto l’incidente e che il pedone stava attraversando in un tratto di strada curvilineo e quindi di difficile individuazione (pedone investito con semaforo rosso).

La Corte ha rigettato il ricorso dell’imputato, condannato poi per omicidio stradale, ribadendo il dovere di prudenza del conducente di un veicolo, anche quando si ha il diritto di precedenza, se si è in prossimità di attraversamenti pedonali.

Tale dovere di prudenza impone di tenere una velocità tale da consentire al conducente di rallentare sino a fermarsi qualora il pedone effettui un attraversamento irregolare.

Nel caso in questione il conducente è stato considerato responsabile dal giudice perché circolava ad una velocità non consona in un tratto di strada a limitata visibilità e in prossimità di un attraversamento pedonale.

Secondo la ricostruzione della dinamica, tale eccesso di velocità non gli aveva consentito di avvedersi della presenza del pedone, che altrimenti sarebbe stato notato per tempo e quindi evitato.

 

Eccesso di velocità con diritto di precedenza: chi ha torto nell’incidente?

Come abbiamo visto nei precedenti capitoli, il conducente che ha il diritto di precedenza ha comunque l’obbligo di prestare la massima prudenza quando si immette in un incrocio e se non dimostra di aver fatto di tutto per evitare l’incidente (tra cui l’adozione di una condotta di guida consona alla situazione) può essere considerato responsabile (o corresponsabile) del sinistro.

A ricordare tale principio è la Cassazione con la sentenza n.47396 del 2023.

Nell’ordinanza in oggetto si decideva in merito ad un altro incidente stradale mortale, nel quale aveva perso la vita il conducente di un’auto che uscendo da un distributore di carburante veniva violentemente urtato da un altro automezzo che percorreva la strada principale (e quindi con diritto di precedenza) ad alta velocità.

Per i giudici è stata la velocità eccessiva del veicolo investitore (stimata in 105/110 km/h in un tratto di strada con limite consentito di 90 km/h) a causare il decesso della vittima, in quanto se l’imputato avesse rispettato i limiti di velocità avrebbe certamente avuto lo spazio di frenata idoneo ad evitare l’impatto con la vettura della persona offesa.

Inoltre, l’approssimarsi di una stazione di servizio avrebbe dovuto suggerirgli di adottare una prudenza maggiore e una riduzione della velocità.

Per questi motivi la condanna per omicidio stradale inizialmente sentenziata dai giudici di merito è stata confermata anche dalla Cassazione.

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