A seguito di un incidente stradale mortale, orientarsi nelle pratiche di risarcimento e ottenere giustizia (anche in sede penale) può essere difficoltoso per i congiunti e gli eredi della vittima.

La burocrazia, la lentezza e i ritardi dell’assicurazione possono mettere a dura prova anche le persone più pazienti.

Uno studio legale esperto in questa delicata materia, che si fa carico di tutte le incombenze, permette di semplificare le pratiche e di massimizzare i risultati, consentendo agli assistiti di ridurre al minimo stress e frustrazioni.

Perché rivolgersi ad uno studio legale esperto in materia?

L’iter giudiziario per un incidente stradale mortale è composto da tante fasi, tutte molto importanti, ed è fondamentale agire con estrema cautela e scrupolosità per far ottenere ai danneggiati il giusto riconoscimento dei propri diritti ed evitare spiacevoli sorprese dovute ad errori o dimenticanze.

Affidarsi ad uno studio legale che dispone di professionisti specializzati e con comprovata esperienza in risarcimenti da incidenti stradali gravi e mortali, e quindi che abbiano già seguito più volte con successo casi analoghi, è una decisione indiscutibilmente corretta e assennata.

Ad esempio, per ottenere un risarcimento, la persona offesa ha due strade possibili:

  • costituirsi parte civile nel procedimento penale (il responsabile dell’incidente sarà infatti perseguito per omicidio colposo, reato a procedibilità d’ufficio, dove non è necessario la querela del danneggiato per procedere);
  • intentare una causa civile distinta e separata contro l’autore del reato e la sua assicurazione.

Non esiste una strada migliore dell’altra, tutto dipende dalle peculiarità del caso specifico ed è compito dell’avvocato esperto in incidenti stradali, a seguito di un’indagine approfondita, consigliare l’assistito su come procedere e preparare un piano d’azione.

Gli studi legali più grandi e strutturati hanno a disposizione avvocati specializzati, sia penalisti che civilisti; ciò consente, non solo di procedere in maniera coordinata e coadiuvata su entrambi i fronti (giustizia penale e risarcimento civile), ma anche di valutare ottimamente quale sia la via migliore da percorrere per ottenere giustizia e un equo risarcimento.

Non solo, gli studi legali più organizzati e specializzati hanno a disposizione, tra i propri dipendenti e fiduciari, altre figure professionali, come medici legali di parte, ingegneri e periti, indispensabili per ricostruire la dinamica di un incidente (e quindi accertare le responsabilità) e per verificare e quantificare con precisione tutti i danni occorsi a cose e a persone.

L’esperienza pregressa dello studio nel gestire situazioni simili è importante, sia per una gestione efficace delle complessità che un risarcimento per incidente mortale comporta (prove mediche, testimonianze, documentazioni legali, ecc.), sia per valutare e quantificare in modo accurato tutte le tipologie di danno di cui si ha diritto a un ristoro economico, ed evitare che i pregiudizi patiti siano sottostimati dalle compagnie assicurative o peggio nemmeno riconosciuti.

I congiunti della vittima, infatti, hanno diritto, non solo a un risarcimento del danno non patrimoniale da incidente stradale per la sofferenza affrontata a causa della perdita del proprio caro, ma anche a una rifusione per tutte le perdite economiche e reddituali che un evento del genere comporta in una famiglia nell’immediato e anche nel futuro.

Aver già esperienza in casi simili è molto utile anche perché, dopo aver affrontato più volte trattative con la compagnia assicurativa tenuta al risarcimento, uno studio legale altamente competente in materia garantisce una maggiore abilità nelle negoziazioni, fondamentale per trovare il miglior accordo per i danneggiati con l’ufficio sinistri e con i liquidatori dell’assicurazione e, di conseguenza, un equo riconoscimento dei loro diritti.

 

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Quali sono i danni risarcibili da incidente stradale mortale?

Come abbiamo detto, affidarsi ad uno studio legale esperto e specializzato in incidenti gravi e mortali consente ai danneggiati di disporre di una quantificazione accurata e precisa di tutti i pregiudizi risarcibili che sono stati subiti.

I congiunti della vittima hanno diritto ad ottenere un risarcimento per tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali patiti a seguito del tragico evento.

I danni non patrimoniali consistono nelle sofferenze psicofisiche patite dai congiunti conseguenti la morte del proprio familiare.

Perdere un proprio caro a causa di un fatto illecito, come appunto un incidente stradale, comporta dei peggioramenti nel proprio stile di vita e una sofferenza interiore derivante dal vedere compromesso per sempre il proprio rapporto con il familiare defunto.

Si tratta di un danno dimostrabile anche tramite presunzioni semplici, in quanto la sola esistenza del rapporto di parentela con la vittima fa presumere la sofferenza del congiunto.

Tale pregiudizio, definito come danno da perdita del rapporto parentale, è un danno che deve essere risarcito dall’autore dell’illecito (o dalla sua compagnia assicurativa in caso di incidente stradale) e per effettuare la quantificazione dell’importo in denaro a cui si ha diritto sono state elaborate delle specifiche tabelle dai tribunali di Roma (calcolo risarcimento danno parentale) e Milano (calcolo risarcimento danno non patrimoniale).

I danni di natura patrimoniale, invece, consistono nella lesione di un interesse appunto patrimoniale, e comprendono, sia la diminuzione del patrimonio (danno emergente), sia il mancato guadagno di quei redditi che si sarebbero conseguiti se non si fosse verificato il fatto dannoso (lucro cessante).

Rientrano nel danno emergente tutti quei costi sostenuti dai congiunti e dai familiari del defunto a causa del decesso (spese funerarie, spese per la dismissione dei beni, spese ospedaliere, ecc.).

Il lucro cessante comprende la perdita di utilità che sarebbero state conferite dalla vittima, al soggetto danneggiato o a favore del bilancio familiare, se non fosse deceduto a causa del sinistro; rientrano nella definizione anche tutte le diminuzioni e perdite di sovvenzioni e di contributi che l’evento “morte” ha cagionato.

Si pensi, ad esempio, cosa può comportare, in termini di danni economici, l’improvvisa perdita di un genitore percettore di reddito da lavoro, per il proprio coniuge e per i figli.

Come vedremo nel prossimo capitolo, gli eredi del defunto hanno diritto ad ottenere un risarcimento anche per le sofferenze patite dalla vittima stessa a causa del sinistro.

 

Risarcimento agli eredi per il danno da morte

Si considerano danni iure hereditatis quei pregiudizi patiti dalla vittima a causa di un fatto illecito il cui diritto al risarcimento si trasmette ai suoi eredi al momento del decesso.

Rientrano in tali pregiudizi i danni biologici e morali accusati dalla vittima durante lo “spatium vivendi”, ossia nel periodo di tempo compreso tra l’evento dannoso che li ha provocati e la morte.

Quando la vittima dell’incidente stradale non perde la vita nell’immediatezza del sinistro, ma solo dopo un apprezzabile lasso di tempo, esso subisce delle specifiche tipologie di danno.

Il danno biologico terminale è il danno alla salute, medicalmente accertabile, il cui peggioramento cagiona la morte del soggetto.

Affinché questo pregiudizio sia riconosciuto, come lesione del diritto all’integrità psicofisica garantito dalla Costituzione, è necessario che la vittima sopravviva alla malattia per un certo arco temporale.

Il danno catastrofale o da lucida agonia è il patema d’animo, la disperazione e la paura che la vittima ha provato una volta consapevole che le lesioni riportate nel sinistro lo porteranno inevitabilmente a morire.

Per ottenere un risarcimento di questi danni è quindi necessario dimostrare la presenza e la gravità di una malattia (e il nesso causale con il decesso), la consapevolezza e la sofferenza interiore patiti dalla vittima e successivamente quantificarli correttamente in termini monetari.

Uno studio legale specializzato, con l’ausilio di tecnici e medici legali, grazie all’esperienza acquisita nel tempo, è in grado di raccogliere tutte le prove e le documentazioni necessarie per dimostrare la sussistenza e la gravità di tali pregiudizi e garantire quindi agli eredi del defunto un equo indennizzo.

 

A chi spetta il risarcimento per un incidente mortale?

Il risarcimento spetta a tutti quei soggetti che dimostrano di aver patito dei danni riflessi a seguito del decesso della vittima da fatto illecito.

Come abbiamo visto precedentemente, il danno da perdita parentale, che consiste nel non potere più godere della presenza del proprio caro, si presume per il solo fatto di essere un congiunto stretto della vittima, come il coniuge, il partner convivente, i figli, i fratelli, le sorelle e i genitori.

Per gli altri soggetti, parenti o meno, per aver diritto a un risarcimento per questa tipologia di pregiudizio, è necessario dimostrare l’esistenza di costanti rapporti di reciproco affetto e solidarietà con la vittima.

La coabitazione con il de cuius non è un requisito fondamentale ai fini della risarcibilità, in quanto, come ribadito più volte dalla Cassazione (sentenze n.23917 del 2013, n.18069 del 2018 e n.7743 del 2020), esistono convivenze determinate da sole necessità economiche, lavorative, universitarie o da egoismi che non sono fondate su vincoli affettivi o su relazioni di reciproca solidarietà.

Per tale motivo sono stati considerati legittimati ad agire per il risarcimento anche soggetti non conviventi con la vittima ma che avevano dimostrato la qualità del rapporto e del legame parentale con una consistente dimensione affettiva, come ad esempio nel caso di risarcimento ai nipoti per la morte del nonno non convivente (Cassazione sentenza n.21230 del 2016) e al coniuge legalmente separato (Cassazione sentenza n.25415 del 2016).

Per quanto riguarda i danni patrimoniali, possono ottenere un risarcimento tutti quei soggetti che dimostrano perdite economiche direttamente correlate e conseguenti al decesso della vittima.

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